mercoledì 28 marzo 2007

Prenda il numeretto, prego

Gli imprenditori cinesi fanno la fila per investire in Italia, sì, ma al Consolato. E poi alla Questura. E poi... e poi...

Chi lavora con la Cina sa quanto è difficile per i cinesi avere a che fare con il nostro paese, fin dall'arrivo sul suolo italico. Lunghe code davanti alle Questure per ottenere i documenti necessari a soggiornare nel nostro paese, dopo aver sopportato lunghe code davanti ai Consolati per avere un visto d'ingresso.

Al coro scontento si aggiunge anche la voce illustre di Yang Xuepeng, presidente dell'Associazione delle Imprese Cinesi in Italia e direttore della filiale italiana della Bank of China, che ne ha parlato durante una conferenza stampa organizzata dalla Fondazione Italia-Cina di Cesare Romiti.

"In Italia molto spesso - ha detto Xuepeng - gli investitori cinesi fanno lunghissime code davanti alle Questure italiane". Xuepeng ha lamentato la lungaggine delle "pratiche di visto e di nullaosta per i manager cinesi", che ostacolano lo sviluppo dell'interscambio commerciale tra l'Italia e la Repubblica Popolare Cinese, come riconosciuto di recente anche dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema.

Perche' gli investimenti cinesi possano accedere più rapidamente al mercato italiano, ha detto Xuepeng, "serve il supporto delle istituzioni, che dovrebbero accelerare le pratiche di visto e di permessi di soggiorno".

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